CATANIA - Novanta secondi per cambiare una domenica, novanta minuti per riscriverla. Il tabù Massimino è la regola che non ammette eccezioni. A Catania, il Napoli non passa. Neppure questo Napoli, lanciatissimo da tre vittorie nelle prime tre giornate di campionato e dal poker in Europa League.
La squadra di Mazzarri ha l'occasionissima per sfatare la tradizione negativa in terra etnea (mai una vittoria nei confronti in Serie A) e conservare il primo posto in classifica, ma se la gioca male. L'assist d'oro ai partenopei lo offre Alvarez con un'espulsione-lampo dopo soli 1' e 30« di gioco: l'argentino controlla male un passaggio di Legrottaglie regalando la sfera a Cavani e poi lo mette giù costringendo Bergonzi a estrarre il cartellino rosso. Il pasticcio del laterale destro rossazzurro condiziona la partita. Quel che poteva essere un bel faccia a faccia, si trasforma in confronto a tema unico: il Napoli, forte dell'uomo in più, mantiene possesso palla e iniziativa; il Catania, limitato dall'inferiorità, cerca di reggere e di ripartire.
Strada in discesa per gli ospiti, ma bisogna fare i conti con la tenacia e l'organizzazione della formazione etnea, che dovendo rinunciare per forza di cose a una gara d'attacco si concentra sulla fase difensiva dimostrando progressi evidenti dopo aver subito sei gol nelle prime tre giornate. Maran, bravo ad azzeccare tutte le mosse, deve rivedere i suoi piani e rivoluzionare la squadra passando subito al 4-4-1 con Biagianti abbassato nel ruolo di terzino destro, Barrientos e Gomez esterni di centrocampo e Bergessio unica punta. Dopo venti minuti, il tecnico sacrifica il Pitu inserendo un difensore di ruolo, Bellusci, per completare il pacchetto arretrato e riportando in mediana Biagianti.
Il Napoli gioca stabilmente nella metà campo avversaria, ma non trovando lo spazio per farsi luce nell'area etnea, prova con insistenza la conclusione dalla distanza collezionando angoli (nove in 45') e tiri fuori (Hamsik, Cavani, Dzemaili). E quando Cavani inquadra lo specchio della porta, c'è Andujar ad opporsi di pugno. Il Catania non molla e prima dell'intervallo sfiora persino il gol del vantaggio con una combinazione volante Lodi-Spolli che per un soffio non viene corretta in rete dal battagliero Bergessio. Mazzarri non è soddisfatto e in avvio di ripresa rimpiazza lo spento Inler con Insigne arretrando Hamisk. Maran replica avvicendando Biagianti, in affanno, con Izco.
Il copione, per forza di cose, non cambia: Napoli a spingere e Catania a contenere. Il dispositivo catanese tiene bene. A parte un salvataggio di Andujar in uscita bassa su Cavani, i partenopei, poco incisivi sulle fasce, non riescono a rendersi pericolosi, tant'è che Mazzarri decide di buttare nella mischia anche Edu Vargas arretrando Maggio e mandando tre uomini in appoggio a Cavani. Ma il Napoli non sfonda. È il Catania, invece, a sfiorare nel finale, nell'arco di 120 secondi, per ben due volte il colpaccio con Gomez: il Papu prima impegna De Sanctis con un diagonale che il portiere riesce a smanacciare sul fondo e poi su imbeccata di Bergessio scaglia un destro incrociato che s'infrange sulla base del palo. Non è una vittoria, ma per Maran e i suoi è quasi come se lo fosse.
Fonte:Il Mattino
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