NAPOLI - Il rapporto con De Laurentiis, i progressi di Insigne, il suo modo di giocare sempre più imitato. Walter Mazzarri parla di questo e non solo ai microfoni di Sky Sport. Ecco un estratto dell'intervista.
Cosa si prova a non essere mai stato esonerato.
E’ un record, è come aver vinto qualcosa d’importante perché l’allenatore è sempre il primo a pagare. Se tu non hai mai avuto un esonero vuol dire che hai fatto contenti tutti, i tifosi, il presidente. È chiaro che tutto viene fatto bene se i giocatori ti seguono. Questo è il segreto a cui secondo me deve pensare un allenatore: allenare bene i propri giocatori, poi tutto il resto viene di conseguenza.
A chi ti senti di dire grazie?
Io devo ringraziare Ulivieri, che mi ha dato la possibilità di formare quelle che sono le capacità più evidenti di fare dapprima l’osservatore, poi l’allenatore in seconda. Credo che tutti questi ruoli mi abbiano aiutato, formato e abbiano fatto sì che fosse evidente che sono adatto a fare questo mestiere. La bicicletta me l’ha data Ulivieri. Credo di aver ripagato la possibilità che mi ha dato perché poi alla fine sono andato con le mie gambe.
Sei orgoglioso del fatto che molte squadre abbiano adottato il tuo stesso sistema di gioco?
Io non posso nascondere di essere orgoglioso perché ho puntato a fare l’allenatore in un certo modo, ho sempre creduto in quello che ho fatto e sono dodici anni che porto avanti questo sistema di gioco, questo atteggiamento tattico e nel tempo qualcuno addirittura mi ha detto che poteva essere un limite perché il calcio andava in un’altra direzione. Io, rimanendo fermo sui miei pensieri, ho visto che dopo tanti anni il calcio si sta convertendo. Questo per me è motivo di grande soddisfazione.
C’è un rimpianto legato alle tue 300 panchine da allenatore?
Mi è dispiaciuto non essere tornato in Champions per pochissimo l’anno scorso, soprattutto con la partita di Bologna, ma anche per qualche punto precedentemente buttato al vento un po’ per leggerezza.
Il tuo rapporto con De Laurentiis.
Credo che il mio rapporto con De Laurentiis possa essere definito come due treni che vanno paralleli ma non si incrociano mai. Quindi, un confronto bello, forte, ma che nelle cose importanti converge nella stessa direzione.
Insigne, che tu hai fatto esordire in Serie A, può raccogliere l’eredità di Lavezzi?
Non so se Insigne diventerà forte come Lavezzi o se avrà il tempo e il successo che Lavezzi ha avuto qui a Napoli, ma è un ragazzo che mi sembra già maturo per reggere certe pressioni. È vero che sta accelerando i tempi in modo clamoroso. Non dimentichiamo che passare dalla Serie B alla Serie A, che in questo caso rappresenta anche la sua città, pur avendo fatto una grande annata, è un passo enorme. Quindi va aiutato affinché questo passo lo assorba nel migliore dei modi per poi poter crescere e fare una carriera ancora più luminosa.
Cosa ti impressiona tecnicamente di più di Insigne?
Insigne è un giocatore che è adatto a questa era del calcio, è una ragazzo che pensa prima alla squadra che a sé stesso, è un generoso, è uno che corre tanto, è una punta in movimento e che aiuta tanto i compagni. Poi ha una tecnica sopraffina.
Ti ha sorpreso il ritorno di Zeman in Serie A?
No, non mi ha sorpreso, in questo calcio sono i presidenti che fanno le scelte. Non lo conosco direttamente, ma ne ho sentito parlare tanto. Ho studiato all’inizio il suo calcio. A me piacciono gli allenatori che danno un’impronta alla loro squadra e lui è uno di questi. È normale che possa allenare in Serie A e soprattutto una grande piazza come la Roma.
Il rapporto tra te e Mourinho è migliorato, vi siete anche fatti i complimenti…
Ho sempre parlato benissimo di Mourinho. Quando è arrivato all’Inter ho detto che meritava di allenare una piazza così importante perché il suo passato aveva fatto sì che potesse ambire e meritare certe squadre. Quindi avevo parlato bene, poi c’è stato solo un episodio in cui io avevo visto la partita in modo diverso rispetto a come l’aveva vista lui e ci fu questo battibecco che si è chiuso nel migliore dei modi quando lui stesso ha riconosciuto che il Napoli in Champions aveva giocato molto bene. Poi so benissimo che aveva un bel rapporto con Pandev, lui stesso ha tranquillamente ammesso che il Napoli è una buona squadra.
E con Allegri?
Credo che a volte il confronto sia bello. Quando un allenatore fa gli interessi della propria squadra e l’altro allena la sua non si può sempre essere d’accordo. Poi io con Allegri ho un rapporto normalissimo, una volta chiarite le cose finisce tutto lì. Non ho nessun problema con Allegri, almeno a livello personale.
Il ruolo di allenatore manager alla Ferguson e alla Wenger ti intriga?
Sì, già tendo a fare l’allenatore a 360°, a curare tutto, quindi secondo me se viene data la possibilità a un allenatore che ha certi concetti radicati dentro di sé di esprimere, come fanno in Inghilterra, tutte le proprie conoscenze, potrei avere almeno il carattere e la preparazione giusti per poterlo fare abbastanza tranquillamente in questo momento della mia vita.
Ti piacerebbe un domani allenare la nazionale?
Un domani non lo so perché nella vita non si può mai dire niente. In questo momento mi vedo più adatto mentalmente ad allenare un club.
Continuerai ad allenare tra 300 partite?
Non so cosa succederà. Quello che è importante è che il Napoli inizi a essere considerato una squadra d’élite, visti i risultati degli ultimi tre anni. Il grande successo è la continuità di questi risultati. Cerco di dare il massimo in ogni partita per poi arrivare più in alto possibile.
Fonte:CDS
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