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Quagliarella 71, Facchetti 48: la profonda differenza tra ironia napoletana e squallore juventino

Posted by napolipersempre 18:13, under | No comments


Vi è un confine sottile, ma profondo, tra l’ironia e lo squallore. Un confine che non deve essere sorpassato, un po’ per decenza, un po’ perché il rispetto viene prima di qualsiasi altra considerazione. Perché dare i numeri si può ma fino ad un certo punto.  I numeri in questione sono il “71” ed il “48” che nella nostra cabala rimandano il primo, parafrasando il concetto, ad un uomo dal valore morale piuttosto basso ed il secondo ad “un morto che parla”. Meglio contestualizzare il discorso. Stadio San Paolo. Due tifoserie opposte, due tifoserie divise da una profonda rivalità. Questo ci sta tutto. In campo scende negli ultimi minuti Fabio Quagliarella ed oltre alle bordate di fischi lo stadio San Paolo gli dedica uno striscione per la cultura partenopea piuttosto eloquente. Una maglia della Juventus, il suo nome stampato ed un numero. Il “71” appunto. Lo sfogo di un amante tradito, che ha visto passare il suo eroe dalla parte dei nemici, dei cattivi, di quelli contro cui hai lottato da sempre. Ironia tipica made in Napoli. Altra curva, altro striscione.  Dal settore ospiti spunta uno striscione che abbina il nome di Giacinto Facchetti al numero “48”. Come infangare la memoria di un uomo che ha dato tutto al nostro calcio con un semplice numero. Un numero che ferisce la memoria e provoca una sensazione di fastidio, di schifo, di tristezza che è difficile trasmettere. Voltare pagina e ripartire dai propri errori. Un credo che alcuni tifosi bianconeri proprio non riescono ad apprendere.  Lo stile Juventus tanto decantato degli anni e che ha avuto sopraffini esponenti nell'avvocato Gianni Agnelli ed in Gianpiero Boniperti sembra ormai un lontano ricordo. Una squallida ironia che aveva già riempito la bocca e le pagine di madre bianconera dopo il rinvio della gara del 6 novembre quando nel nubifragio che aveva colpito la Campania aveva perso la vita Domenico Conte, di anni 65. Un uomo comune, un uomo normale. Non sarà stato un uno che ha giocato in Nazionale ed ha vinto tutto con l’Inter. Ma era un uomo che merita rispetto, lo stesso che merita Giacinto Facchetti e la sua memoria.
Fonte:Tuttonapoli

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