Capodanno sul campo d'allenamento per Walter Mazzarri,parte così il 2012 del tecnico del Napoli, all'insegna del lavoro. «Mi ha fatto bene staccare la spina per qualche giorno, non ci riesco quasi mai. Ora sono carico come se fosse il primo giorno in ritiro».
Aspettative, progetti e speranze: cosa s'attende dal nuovo anno?
«Spero di proseguire sulla scia del 2011, continuare la crescita. Gli ottavi di finale di Champions rappresentano già un risultato straordinario, un obiettivo è stato raggiunto. Proveremo a fare qualcosa di ancora più grande».
Il campionato: si può rientrare in zona Champions o tra le prime cinque?«Non mi piace fissare traguardi, guardo al lavoro e ai miglioramenti a prescindere dal risultato. La crescita si valuta in tutti gli aspetti, poi i numeri finali dipendono da tante cose e anche dalla buona stella. Vogliamo far bene contro tutti e ottenere il massimo in ogni partita. Alla fine vedremo dove siamo arrivati».
La sfida con il Chelsea, il Napoli può farcela?
«Affronteremo il Chelsea con lo spirito di sempre che è quello di non mollare mai proponendo un calcio propositivo e cercheremo così di sovvertire il pronostico. Ce la giochiamo, questo è sicuro. Ormai sappiamo di poter dire la nostra anche contro squadre molto più titolate e lo abbiamo dimostrato con Manchester City e Bayern».
Ha un legame stretto, quasi viscerale con i suoi giocatori: come riesce a farsi volere così bene?
«Essendo sempre me stesso, i giocatori lo intuiscono, come percepiscono se un tecnico è preparato. Cerco sempre di sollecitare tutti nel modo giusto e faccio tutto per il bene della squadra. Da qui nasce la stima reciproca. Cerco di essere un padre di famiglia, dò legnate quando serve, e proteggo quando c'è da proteggere».
Un tecnico chiuso ma anche passionale, per questo piace tanto a Napoli?
«Mi definisco un logico, ragiono su tutto, sono un calcolatore. Da un punto di vista sportivo sto male quando perdo, vorrei vincere sempre proprio come i tifosi e per questo dalla panchina partecipo molto alla gara, incoraggio, dò suggerimenti, provo a caricare i miei giocatori. Il pubblico napoletano apprezza questa cosa ed è fantastico il modo come ci accompagna in ogni partita».
La sua partita capolavoro e quella in cui ha commesso l'errore maggiore?
«Le partite capolavoro sono state tutte quelle nelle quali abbiamo tenuto testa e battuto squadre più titolate. Ricordo la vittoria a Torino sulla Juve, quella dell'anno scorso con la Roma all'Olimpico, ancora con la Juve al San Paolo. In questo campionato i successi su Inter e Milan e tutte le gare di Champions, anche quella di Monaco con il Bayern: perdemmo ma mettemmo paura a una squadra che sul suo campo aveva vinto con tutte. Mi rimprovero qualcosa in tutte le partite che ho perso, anzi mi crocifiggo, ripenso agli sbagli che poi cerco di correggere».
I silenzi del dopo Udinese, Villarreal e Genoa...
«Lo rifarò, potrà ancora succedere in presenza di tante partite ravvicinate. Mi è capitato di parlare diciotto volte in poco tempo, diventa logorante. E poi ho scelto di non parlare dopo le vittorie per lasciare la scena ai calciatori, ai protagonisti, sono loro che vanno in campo. Preferisco parlare quando si perde».
Cavani e Lavezzi sono i due giocatori più forti che ha mai allenato?
«Sono due ottimi calciatori, ma ne ho allenato altri importanti e non voglio fare torti a nessuno. A me piace parlare del gruppo, quello che ho avuto a mia disposizione a Napoli è stato il più forte di tutti e i risultati si sono visti».
Vargas l'avrà visto in Tv, ora può darci un giudizio?
«Vargas è stato seguito dai nostri osservatori. È un giocatore di talento, ancora molto giovane, ha mostrato qualità in una realtà completamente diversa dall'Italia. Ora dovrà coniugare le sue doti con quelle della squadra e con il calcio italiano. Nel suo ruolo nel Napoli ci sono valori importanti, bisogna dargli tempo».
Il presidente De Laurentiis l'ha definita un tecnico straordinario: che ne dice?
«Queste parole del presidente mi mettono nella condizione migliore per poter lavorare. Il fatto che tra noi c'è accordo è testimoniato dai risultati raggiunti. Come in tutte le famiglie ogni tanto è opportuno confrontarsi per poter crescere ulteriormente e andare avanti sempre in un rapporto improntato sulla chiarezza».
Il mercato?
«Ne parlo con Bigon e il presidente. Il mercato lo fa la società, in base al progetto che vuole portare avanti, al monte ingaggi, alle idee future».
Le sue favorite per lo scudetto?
«Milan e Juve, hanno valori e tradizione e sono giustamente in testa. E aggiungerei l'Inter che sta già dimostrando di poter recuperare».
E per la Champions?
«In prima battuta il Barcellona, poi il Real Madrid».
La squada che le piace di più?
«Il Barcellona. Ci sono dei momenti storici con squadre modello, ora è il Barcellona, propone un calcio spettacolare, propositivo, bello da vedere quando attacca e quando difende».
Si è ispirato a qualche tecnico a inizio carriera e ora ha dei punti di riferimento?
«Da giocatore avevo delle mie idee, quando ho smesso mi sono messo a studiare innanzitutto Ulivieri e poi altri allenatori tra i quali Hodgson, Ancelotti, Zaccheroni, Guidolin. Prima di tuffarmi nella tempesta volevo sentirmi pronto, poi quando ho cominciato sono stato sempre me stesso. Per me un allenatore è come un artista, ci mette il proprio estro, la sua personalità, la sua storia. Non vorrei togliere niente a nessuno dei miei colleghi, sono Mazzarri e basta».
Ancelotti ha avuto un super contratto dal Psg, che ne pensa?
«Sono contento per Carlo, un grande allenatore, merita quello che guadagna. Non si può ridurre tutto solo ai soldi, Ancelotti porta la sua esperienza in Francia e contribuirà alla crescita del movimento».
Hamsik sempre più uomo squadra: può diventare come Lampard, Gerrard o Iniesta?
«Hamsik ha ancora ampi margini di miglioramento, lo chiamo il giovane vecchio: in campo ha grande intelligenza ed è un professionista serio. È destinato a una carriera lunga e importante».
Cannavaro e Campagnaro meritano la Nazionale?
«Ho grande stima in Prandelli, le scelte di un allenatore non tengono in considerazione solo il valore del calciatore ma il progetto tattico e altri aspetti che vanno al di là della bravura dei singoli. Da allenatore del Napoli però dico che tutti e due vengono da annate importanti e meritano la Nazionale».
Il Napoli può vincere la coppa Italia?
«La Coppa Italia adesso vogliono vincerla tutti: il Milan, l'Inter, la Juve. Dagli ottavi in poi il cammino è molto duro, arrivare alla finale equivale a un secondo-terzo posto in campionato».
Il suo merito maggiore per la crescita del Napoli?
«Quello di essere andato sempre dritto per la mia strada riuscendo a gestire le pressioni e le aspettative di una piazza importante, titolata e passionale che mira a raggiungere i grandissimi club. Portare avanti un processo di crescita a Napoli non è semplice».
Il suo Napoli definito come la squadra più europea, quale squadra del campionato italiano le piace di più?
«Essere definiti una squadra europea è un orgoglio per Napoli e per il calcio italiano. Come squadra dico l'Udinese che sta facendo cose straordinarie guardando la rosa e gli ingaggi. E dico Guidolin anche perchè si sta confermando negli anni».
Ha il contratto fino al 2013, il suo legame con Napoli potrebbe andare anche oltre?
«A Napoli sto bene, ho il contratto e voglio rispettarlo. Ma non mi piace guardare lontano, ora nella mia testa c'è solo il Palermo».
In futuro chi le piacerebbe allenare, magari la Nazionale?
«In questa fase professionale la Nazionale non l'immagino perchè mi piace il lavoro quotidiano con i calciatori. Immagino più qualche possibile esperienza alla guida di un club europeo, sarebbe stimolante potersi confrontare da tecnico italiano con gli allenatori di altri campionati».
Fonte:Il Mattino
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