Napoli – Un pari strappato da Pandev, colui che sino a qualche partita fa rappresentava l’oggetto misterioso ed ora è diventato il salvatore della patria. Il Napoli si riflette nelle proprie contraddizioni: bellissimo e brutto nello spazio di un amen. Si mostra grande in Europa, piccolissimo in campionato. È virtuoso e sofferente con uguale continuità (purtroppo quella legata ai risultati non c’è e neppure si intravede): oggi la Mazzarri band si guarda in uno specchio deformante e non riesce a stabilire qual è la propria identità. Le difficoltà A Siena di quel Napoli è rimasto davvero poco. Stupisce la difficoltà a rendersi pericolosi che stanno incontrando anche giocatori di qualità. Così come diventa un allarme la facilità con la quale la difesa azzurra si offre agli avversari e prende gol. Questo Napoli terrorizzato è imperfetto ma competitivo, fin quando però regge agli altissimi ritmi che s’è imposto. E quando frena così vistosamente – come oggi e come contro il Bologna – non è mai solo problema di moduli di gioco, c’è qualcosa di più. Lacunoso, sfinito per quanto fatto sinora tra campionato, coppa Italia e Champions, il Napoli smentisce il motto secondo cui l’apparenza inganna: i limiti, invero, esistono e sono vistosi. Occorrerebbe un organico dotato di risorse più incisive, meno generiche e meglio specializzate, le quali consentirebbero di gestire la qualità (quanti calciatori della rosa oggi offrono effettive alternative ai titolari? Due o tre al massimo), e quindi di rientrare nella zona Champions. Ma l’attuale andatura giustifica una simile ambizione? Sì, se ci fossero almeno altre due pedine di valore. Purtroppo la rosa non sta traendo benefici dalla campagna invernale. Vargas, un bravo ragazzo che se tutto va bene potrà fare carriera, oggi è un giovane apprendista capitato in un momento in cui servono maturità e valore. Se è vero che il calcio si premura di contraddire ogni volta le sentenze fresche e che i panegirici di questo o quel giocatore necessitano di ripetute controprove, è altrettanto innegabile che pure Inler, «il leone» di questa estate, si rivela al di sotto delle aspettative. Dopo un inizio promettente, allorché il suo ingresso in campo aveva capovolto la sorte di un paio di partite, adesso emerge che, per fisiologica stanchezza, il contributo dello svizzero si è appannato ed è poco più che ordinario. Per non parlare del nefasto effetto dei troppi infortuni: Britos, Donadel etc. Nessuno, insomma, ha per ora cambiato volto alla squadra, né i presupposti appaiono incoraggianti. Il giudizio è forse crudele (nel senso che non ha compassione), tuttavia può servire a spiegare che questo Napoli è costruito per far sì dei miracoli, ma non a ripetizione. Certo, così si infrangono i sogni, però la realtà è questa. Lo spiega bene e con onestà intellettuale Mazzarri: «Gli exploit dei miei calciatori sono delle eccezioni, non la regola». I reali traguardi.In sostanza, è il formidabile recente passato del Napoli a tenere in piedi le speranze, assieme alla vecchia guardia, che però sta perdendo i pezzi per consunzione. Mazzarri lo sa e confida nel recupero dei giocatori fondamentali, oltre che nella crescita atletica di qualche difensore. La conta degli abili e arruolati è cominciata. L’importante è non pensare che gli obiettivi d’inverno del Napoli siano o saranno traguardi di lusso.
Fonte: Il Mattino
0 commenti:
Posta un commento