Il nuovo Napoli che sta nascendo ne ha soprattutto una: Mazzarri è rimasto quello vecchio, cioè quello di sempre, maniacale nel lavoro, tutto campo e regole, il leader vincente che ha guidato la squadra dalla bassa classifica alla Champions. Non è una scoperta, certo, ma non era nemmeno così scontato, dopo una calda estate di tensione e il lungo braccio di ferro con De Laurentiis, sfociato quasi in divorzio. I due sono rimasti insieme, invece. Soprattutto per la ferrea determinazione del presidente, convinto di avere alle sue dipendenze il miglior allenatore possibile, tra quelli alla portata del club.
Dopo il chiarimento con il suo datore di lavoro, però, anche il tecnico ha ritrovato serenità e motivazioni, superando le perplessità che l’avevano spinto a un passo dalla Juve e pure dall’addio.
Un paio di mesi dopo, invece, intorno alla panchina non ci sono più ombre. «Il feeling con la società è migliorato.
Ci siamo guardati negli occhi e spiegati come si deve fare tra uomini. E adesso siamo pronti per ripartire insieme». Parole già di per sé tranquillizzanti, per i tifosi, a cui stanno subito facendo seguito anche i fatti.
Mazzarri c’è. E ha voluto ribadirlo di nuovo ieri sera, durante un incontro pubblico a Folgarida. «Io e i giocatori siamo concentratissimi: è il momento più importante della stagione». Sarà contento soprattutto De Laurentiis, sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta, stracciando l’accordo con Gasperini. È una storia vicina, di fine maggio, eppure sembra passata un’eternità. È tornato il sereno e i primi a capirlo sono stati i giocatori, durante i primi giorni di ritiro. Il portiere De Sanctis, che a nome di tutti i compagni aveva chiesto di ritardare un po’ un allenamento, è stato tenuto per 40 minuti a rapporto davanti al resto della squadra, nello spogliatoio. «Qui comando io». Per i nuovi arrivati, invece, s’è già consumato il rito di iniziazione dei colloqui personalizzati, in cui il tecnico detta le sue regole da osservare in campo e fuori. Guai a chi sgarra, specie sugli orari. Massacrante il lavoro tra i boschi, con le ripetute in salita (42’) che stanno esaltando le doti di Dzemaili, oltre a quelle dei soliti Maggio e Dossena. Stesso rigore nelle esercitazioni tattiche, movimentate dalle urla dall’allenatore. Niente errori: c’è la Champions.
Repubblica
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