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NAPOLI:Dal calo di Cavani all'allenatore,i cinque punti della crisi

Posted by napolipersempre 16:44, under | No comments


Tre sconfitte nelle ultime quattro giornate. De Laurentiis ha pochi giorni di tempo per capire lo stato d’animo del gruppo, le sue potenziali capacità di reazione, il comune sentire (se c’è ancora) con Mazzarri. Ma il suo timore, evidente dopo la sfuriata di Lecce, è di trovare un ambiente depresso e privo di fiducia verso l’allenatore. È un pasticcio, questo Napoli forse già appagato per il traguardo raggiunto. Ma che ha quasi il terzo posto per la Champions in tasca: basta un punto. Intanto, però l’incantesimo è come se fosse un po’ svanito. Diversi i motivi di questa crisi di maggio. Una crisi che, comunque, non deve offuscare la stagione dei miracoli: 68 punti sono un bottino da mettere in cornice.
I rapporti interni - Mazzarri non aveva una squadra di assi certificati, ma con carattere. Una squadra che non si arrendeva mai. Ma il modo con cui il tecnico sta gestendo il suo (probabile) addio, e soprattutto le sue modalità, hanno gettato De Laurentiis nella tempesta del dubbio, perché vede la squadra senza motivazioni. E quando il presidente dubita, quando è assalito da presentimenti e cattive sensazioni (ricordate l’ultimo periodo con Reja e il benservito a Donadoni?) è difficile che cambi idea. L’aria da divorzio imminente è avvertito dalla squadra ed è forse una delle ragioni del calo. Squadra che, inoltre, attende anche il premio Champions: richiesta da 3,5 milioni. Ma sulla cifra non c’è accordo.
I ricambi - Mazzarri ha le sue fisse. Li chiama ”titolarissimi” per distinguerli dal resto della rosa, ma per vedere in campo Santacroce o Victor Ruiz (per fare due esempi non casuali) deve essere per motivi estremi. Quasi scelte obbligate. Poco, pochissimo turnover. A fronte di 52 gare ufficiali disputate fino ad ora. Mascara e Sosa hanno una resa da precari, Dumitru e Lucarelli due fantasmi. Troppi via libera frettolosi. Come Cigarini e Bogliacino. Ma anche Denis, che sarà stato pure un carrarmato un po’ sbilenco ma intanto lo scorso anno ha salvato Mazzarri tante volte, e fisicamente era l’unico attaccante a non essere della taglia di una sorpresina dei mottini.
Cavani - Adesso è un po’ stanchino oppure si è stufato di correre come faceva all’inizio della stagione. In fondo non si ferma da agosto. Sindrome da Pallone d’oro che sognava o egoismo da Coppa America alle porte? Cavani l’instancabile, nell’era del turnover, ha brillato come lo stakanovista del gruppo azzurro: indispensabile al Napoli e quasi sempre presente con l’Uruguay. Dopo la tripletta del 3 aprile contro la Lazio, ha fatto gol solo a Palermo. Su rigore.
La condizione - Quando il campionato sarà finito e dovremo scegliere l’uomo dell’anno probabilmente eleggeremo Giuseppe Pondrelli, il preparatore atletico. La squadra ha volato per nove mesi e gli infortuni muscolari si contano sulle dita di una mano. Insomma, una sorta di guru. Eppure è senza contratto. La Juventus pare che voglia lui prima ancora di Mazzarri. Dicerie. Di certo ha la valigia in mano. Lui come il resto dell’entourage del tecnico. A cui il presidente pare non voglia neanche riconoscere il premio Champions.
Gli schemi - La squadra si affida alle fiammate (quelle di Lavezzi), ai colpi di genio e al micidiale contropiede che l’ha resa una delle formazioni italiane più forti. Quando va bene è gol; quando va male (spesso nelle ultime quattro giornate) la fermano anche umili faticatori del pallone come quelli del Lecce e del Palermo.
Fonte: Il Mattino

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