Domenica sera, al fischio finale di De Marco, Paolo Cannavaro si è steso sul prato del San Paolo ed ha iniziato a piangere, proprio come fece suo fratello Fabio a Berlino nel 2006. Del resto, sarà pur vero che il più grande dei Cannavaro ha vinto il Pallone d’Oro, ma con il Napoli è certamente Paolo quello che si è tolto maggiori soddisfazioni. Nell’estate del Mondiale in Germania, lui scelse di lasciare Parma e tornare a casa, nonostante gli azzurri fossero in B. Un’intuizione vincente. Escalation azzurra Da allora è stato un crescendo, per Cannavaro e per il Napoli. Paolo si è addirittura tatuato sulla pelle la data della promozione in A ed ora sta pensando di fare qualcosa di simile anche per celebrare il ritorno degli azzurri nell’elite del calcio europeo. «Sono prima tifoso e poi capitano di questa squadra - ha detto Cannavaro -, per cui soffro due volte quando le cose vanno male, ma gioisco il doppio in momenti come questi». In effetti, per lui non sono sempre state rose e fiori. Durissima la contestazione che ha dovuto subire alla fine della stagione 2008-09, quando scrisse addirittura una lettera aperta ai sostenitori azzurri per scusarsi di alcune prestazioni sfortunate durante la gestione Donadoni e ribadire il suo massimo impegno per i colori che da sempre porta nel cuore. Mazzarri gli ha restituito fiducia e da due anni a questa parte Cannavaro è tra i migliori difensori italiani: «Spero sempre in una convocazione in Nazionale – ha spiegato recentemente Paolo -. Prandelli mi conosce bene, ma preferisce chiamare altri. Io, intanto, mi concentro sul Napoli». Sarà così per altri quattro anni, visto che ha da poco rinnovato il contratto, accettando pure di guadagnare qualcosa in meno di quello che avrebbe incassato altrove pur di restare in azzurro. Del resto, l’ultimo napoletano a giocare in Champions con il Napoli è stato Ciro Ferrara, che era in campo a Mosca nel 1990 quando il Napoli venne eliminato dallo Spartak al secondo turno di quella che era chiamata Coppa dei Campioni. Adesso, questo onore toccherà a Paolo Cannavaro. Impossibile definirlo ancora «il fratello di Fabio».
Gazzetta dello Sport
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