Per prima cosa bisogna imparare a pronunciare correttamente il suo cognome: "Jemaili, con J. Ma in Italia mi chiamano tutti Zemaili: fa niente, va bene anche così". Il secondo colpo dell'estate azzurra è uno svizzero di passaporto, macedone di nascita (è nato a Tetovo) ma albanese di origini che ad aprile scorso ha compiuto 25 anni. Per venire a Napoli, Blerim Dzemaili ha sfidato tutti e tutto, compreso il no del suo storico sponsor tecnico, la Nike, che non aveva nessuna intenzione di rinunciare all'abbinamento con l'ex centrocampista del Parma. "Voglio Napoli e sono pronto a qualsiasi cosa", ha ribadito nel pomeriggio di venerdì al manager Branchini che a colpi si mail cercava di ottenere la liberatoria dalla multinazionale dell'abbigliamento. E quando il suo procuratore ha ventilato l'ipotesi del rinvio di una settimana, il giocatore gli ha afferrato il braccio dicendogli: "Risolviamo tutto oggi, non perdiamo tempo inutile". Tra l'elvetico e Bigon è scattato quasi un colpo di fulmine: Dzemaili ha interrotto le sue vacanze per precipitarsi a Milano e firmare l'accorso. Aveva una gran fretta di farlo. Davanti a sé, verso le 17, si è ritrovato il contratto già siglato dal presidente De Laurentiis. L'intesa è stata ratificata solo due ore più tardi. Per l'ufficializzazione si attende il 1° luglio. "Sono felicissimo – ha raccontato agli amici – Napoli è un traguardo importante per la mia carriera e la mia vita. Ho coronato un sogno che inseguivo da tempo". Un entusiasmo che non ha lasciato indifferente il ds partenopeo: sono questi i giocatori che per il Napoli meritano di vestire la maglia azzurra. Dzemaili è uno svizzero di ultima generazione come d'altronde gran parte della nazionale elvetica che ha radici straniere. A Wembley, nell'amichevole di inizio giugno contro l'Inghilterra, per oltre metà del secondo tempo, dopo aver preso il posto di Behrami, ha giocato al fianco di Inler. La coppia dei sogni del centrocampo azzurro con la maglia in rosso crociata. Chissà se Blerim lo ha chiamato per dirgli di fare in fretta a raggiungerlo. Un problema ce l'ha, però: a Parma ha giocato con la 10 di Zola e Mutu. Un numero pesante che lui, però, ha indossato 49 volte (un solo gol, quello segnato di schiena su rinvio di Sirigu contro il Palermo). A Napoli deve trovarsi un altro umero. Ha chiesto il 4 (che però ha già Ruiz) ma forse indosserà il numero 86, il suo anno di nascita. C'è tempo. "So che non potrò indossare la maglia di Maradona che lì è il mio mito. Ma non ha importanza", ha spiegato a quelli del Napoli che sorridono pensando al grande affare fatto. Non è un regista puro ma un giocatore che azzanna, si inserisce, ha piedi più che sufficienti, le qualità e la quantità giuste per mettersi al fianco di Donadel e Hamsik, rubando il posto a Gargano. Il presidente Urbano Cairo è stato il suo scopritore, lo prese dal Bolton e lo portò a Torino. Con i granata giocò dappertutto. "Davanti alla difesa, anche regista, mediano e persino trequartista. Ma ache con Guidolin, Marino e Colomba mi sono adattato a ogni esigenza". Ed è per questo, per la sua grande duttilità, che Mazzarri lo ha inserito in cima alle preferenze del suo rivoluzionato centrocampo. "E' un giocatore completo, una mezz'ala che può giocare in un centrocampo a tre, ma anche in un centrocampo a due, da centrale", ha spiegato Franco Colomba, l'allenatore del Parma. Dzemaili poi ha un'altra caratteristica che piacerà da morire ai tifosi azzurri: ha conosciuto il calcio italiano con gli occhi di un torinista ed è dunque uno sfegatato anti-juventino: "E' vero, anche con il Parma la sfida con la Vecchia Signora non era mai uguale alle altre – ha raccontato – questo per rispetto ai tifosi della Curva Maratona". Quando conoscerà quelli dello stadio San Paolo, avrà altre buone ragioni.
Fonte: Il Mattino
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