NAPOLI - Uno ci mette la mozzarella, l'altro il pomodoro e il terzo il basilico. Bianco, rosso e verde. Tricolore. E dunque, scudetto: patto scudetto, sì, suggellato dai magnifici tre nel nome di una pizza. Alla napoletana. Con il sorriso dei vincenti sulle labbra ; con ironia, d'accordo, ma anche con grinta.
Autentica fame di vittorie e un sogno grande così che Edinson Cavani, Ezequiel Lavezzi e Marek Hamsik carezzano ormai senza più nascondersi. Loro, il Trio, la scanzonata proiezione coi capelli gelatinati, i tatuaggi e l'apparecchio ai denti di un altro tris di mostri sacri (e irraggiungibili, per carità), hanno scherzato ma non troppo: perché alla vigilia della trasferta di Bologna, con il secondo posto in tasca e la voglia matta di spaventare il Milan, una pizza tricolore è un guanto di sfida. È la metafora di un traguardo.
È una scarica di adrenalina. Tanto, quanto il messaggio diffuso da Cavani: il Matador è squalificato, è vero, eppure ha espresso il desiderio di seguire ugualmente i compagni al Dall'Ara. Per sostenerli, per tifare. Come uno dei 15. Il più irriducibile.
Che serata
E allora, storia di un mercoledì da leoni. Niente surf, niente telecamere o spiagge californiane, ma soltanto l'immancabile appuntamento da Regina Margherita, il salotto sul Lungomare che degli azzurri tutti, dai giocatori ai tecnici, è ritrovo abituale e scaramantico: i tre attaccanti del Napoli, gli uomini simbolo di una cavalcata maestosa, si incontrano nel privè del ristorante cool, la seconda casa che li coccola e li trasforma in dei ragazzi qualunque.
Tutti a cena, ciao come stai, e l'immancabile pioggia di coretti, foto e autografi dei tifosi e dei clienti. Si scherza, il morale è alto; si sogna, senza fine, perché la storia sta diventando sempre più intrigante e ogni capitolo strappa applausi, consensi e curiosità come neanche un libro di Grisham: come andrà a finire? Beh, non resta che continuare a leggere. Non resta che mantenere i nervi saldi, lavorare e giocare. Anche lontano dal campo.
E così accade che Marco Iorio, l'anfitrione, da buon padrone di casa li sfida: chi inforna meglio la pizza? Cavani, Lavezzi e Hamsik non ci pensano su due volte e si prestano al gioco. La gente li guarda divertita. Loro ridono e scherzano, ma è più facile fare un gol. E allora, clic. Lo scatto: tutti e tre insieme a preparare il tricolore di acqua e farina. Bianco, rosso e verde: il patto scudetto ha un sapore unico.
Il viaggio
Non c'è dubbio, invece, sull'unione che fa la forza: il Napoli ha una sola anima e un solo cuore. Tutti per tutti, fino alla fine, fino all'ultimo istante di ogni partita e fino all'ultima goccia di sudore, in perfetto stile da moschettiere sportivo. Non stupisca se Lavezzi, squalificato, abbia seguito la squadra al Meazza con il Milan per tifare dalla tribuna.
Non stupisca se anche Cavani, fermato dal giudice sportivo per un turno, voglia fare altrettanto a Bologna. Edy, come gli altri del resto, sa bene quanto delicato sia questo preciso momento storico; sa quanto incredibile sia l'entusiasmo, testimoniato - come se prove ulteriori fossero necessarie - dalla corsa matta e disperata al biglietto per il Dall'Ara che, domenica, dovrebbe garantire più o meno quindicimila tifosi azzurri al seguito degli eroi di Mazzarri e tanti, tantissimi altri costretti a rimpiangere l'imperdibile trasferta da un divano o chissà dove. Cavani non vuole mancare e ci proverà, contingenze familiari permettendo: Bautista, la gioia in miniatura della famiglia, non ha neanche tre settimane di vita. E di certo è lui, il nuovo metronomo della vita del Matador. Viaggi compresi.
Il Mattino
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