Il boss di Miano Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia, agli inizi degli anni Novanta aiutò Diego Armando Maradona a recuperare alcuni orologi di valore che gli erano stati rubati; provò a fare lo stesso anche con il pallone d'oro che il calciatore argentino aveva ottenuto da France Football e che era stato portato via nel clamoroso assalto al Banco di Napoli, ma arrivò tardi perchè era già stato fuso.
QUANDO EL PIBE DE ORO ERA IL RE DI NAPOLI
I verbali con le dichiarazioni di Lo Russo sono stati depositati dal pm Sergio Amato all'udienza preliminare, che si svolge davanti al gup Carlo Alessandro Modestino, in cui il boss è imputato per traffico di droga. Anche di stupefacenti parla Lo Russo, che afferma di averne ceduti al calciatore più di una volta; il racconto più dettagliato, anche se in parte già noto grazie alle dichiarazioni di altri pentiti, è tuttavia quello relativo agli orologi. Il boss di Miano si rivolse al clan Mariano dei quartieri spagnoli, che in poco tempo glieli riconsegnò; quando Maradona li riebbe, si accorse però che ce n'era uno di troppo: non era suo e lo restituì.
Salvatore Lo Russo racconta di avere conosciuto il calciatore alla fine degli anni Ottanta, quando gestiva un giro di scommesse clandestine. Nei verbali, interrotti da numerosi omissis, il boss racconta di avere incontrato il campione argentino grazie a Pietro Pugliese, altro trafficante di stupefacenti, e a Gennaro Montuori, noto negli ambienti del calcio come Palummella e capo di un gruppo di ultrà napoletani. Salvatore Lo Russo ammette anche di essere stato un informatore della squadra mobile di Napoli, motivo per il quale il suo gregario Ettore Sabatino lasciò il clan per creare un gruppo autonomo.
Repubblica
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