VERONA — La maledizione del Chievo non c’entra, stavolta. È stata la presunzione a condannare il Napoli, ko ancora una volta (1-0) a Verona. Non si possono regalare tanti vantaggi agli avversari, anche se la resa è arrivata dopo l’ingresso di Cavani, nella ripresa. Mazzarri ha azzardato un’autentica rivoluzione, mandando in campo troppi giocatori diversi rispetto alla vittoria di tre giorni prima con il Milan. Molto più di un semplice turnover, insomma: il Napoli, con dietro l’angolo un altro trittico di gare impegnative (Fiorentina, Villarreal e Inter in sette giorni), ha scelto di affrontare il Chievo con una squadra inedita e sperimentale. Compiti da leader per Aronica, uno dei tre “superstiti” col portiere De Sanctis e Maggio, che ha ereditato da Cannavaro la fascia di capitano e il compito di guidare il nuovo trio difensivo, completato da Fernandez e Fideleff. A centrocampo, invece, è toccato a Dzemaili dare un po’ d’ossigeno a Inler, in panchina come Hamsik e Cavani. E col tridente di scorta Santana-Mascara-Pandev. Sconcertati i tremila tifosi al seguito. Ma il primo tempo, complice la timidezza del Chievo, è stato di una noia mortale. Il Napoli si è limitato a mantenere un po’ di più l’iniziativa, affondando peraltro i colpi in pochissime occasioni. Chiaro l’intento degli azzurri, preoccupati soprattutto di fare scorrere i minuti e stancare il più possibile gli avversari, tenendoli lontani dalla porta di De Sanctis. Obiettivi centrati entrambi, anche grazie a qualche discreta chiusura in difesa di Fernandez e Fideleff, puntuali in marcatura nonostante il terreno scivoloso. Meno convincente, invece, la prova dei tre attaccanti di scorta. L’unico a farsi notare è stato Santana: pericoloso con un paio di serpentine. Pandev ha confermato di essere ancora in condizioni atletiche precarie, mentre Mascara è mancato pure nel suo pezzo forte: i calci di punizione. Tabellino vuoto, insomma. I tifosi al seguito hanno esultato solamente per le notizie in arrivo dagli altri campi, ai gol subiti da Milan e Juventus. E poi, poco prima dell’intervallo, hanno cominciato a reclamare l’ingresso del Matador. L’ora di Cavani, però, è scattata solamente al 13’ della ripresa: subito dopo la prima parata di De Sanctis, su Hetemaj. Ma a sorpresa, proprio quando Mazzarri ha provato finalmente a vincere la partita, è stato il Chievo a scuotersi dal suo torpore e a trovare il vantaggio. Merito di Moscardelli, già giustiziere del Napoli nel campionato scorso, che ha prima costretto De Sanctis a un altro difficile intervento e poi l’ha infilato con un tiro a mezza altezza, sfruttando una respinta corta di Fideleff. Gravissimo l’errore del ventunenne argentino, che fino a quel momento (26’) era stato abbastanza attento. Agli azzurri non è rimasto che provare il tutto per tutto nel finale, spedendo in campo anche Hamsik. Troppo tardi, però. Una brutta figura così si poteva e doveva evitare
Repubblica
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