Un anno dopo, riecco Cesena: là dove cominciò la personalissima scalata alla Champions, il primo scatto d'una folle corsa verso l'Olimpo del calcio: «E' quello uno dei sogni, chiaramente». L'alba del nuovo giorno, nel «Manuzzi» assolato, la quinta di campionato all'asciutto, quando il Pocho si scioglie e comincia ad essere se stesso: sabato si riparte, ripensando a quel dì, ventisei settembre 2010, rete di Parolo, Napoli in svantaggio e poi la mattanza. Quattro a uno, ma in che modo: con Lavezzi che pareggia, poi si mette a giocare con Hamsik e Cavani e dilaga. Il quinto Lavezzi ricomincia da un tetto mai raggiunto, le dieci reti, che Mazzarri invece ritiene nelle corde di un attaccante che deve solo convincerci delle proprie possibilità e credere maggiormente in se stesso: «Ha potenza, forza e capacità tecniche: può andare benissimo in doppia cifra, se solo lo vorrà». Il primo Lavezzi (2007-2008) s'è fermato a quota otto; il secondo e il terzo a sette reti; l'anno scorso, il minimo personale, con sei reti e però la Champions. Negli ultimi due campionati ha accentuato una sua tendenza: gli piace, o gli viene meglio, fregare le difese avversarie soprattutto in trasferta. Ieri come l'altro ieri, non ha perso l'abitudine di regalare assist: il Robin Hood dell'area di rigore, regala a chi ha più bisogno d'una rete: «Perché per me un passaggio smarcante ha lo stesso valore».
CDS
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